Perché le persone usano i social

Perché le persone si collegano ai social? A che scopo?

Può sembrare una domanda sciocca, però l’immagine che inserisco qui sotto (tratta dal report di WeAreSocial/Hootsuite di luglio 2021) aiuta invece a ridare il giusto ruolo alle piattaforme social e a definire meglio obiettivi e comportamenti quando li si usa in azienda.

In estrema sintesi: le persone non si collegano ai social per acquistare, né per vedere pubblicità o per conoscere l’ultima novità lanciata dalla tua azienda, ma per altri motivi più “umani”, più “social”.
Quindi non è strano che i post sponsorizzati non generino milioni di euro ogni volta, né che gli utenti dei social non interagiscano con i post più commerciali/pubblicitari di aziende e brand.

Questo poi non vuol dire che allora Facebook, Instagram, LinkedIn & c. non servano alle aziende o siano una perdita di tempo, ma che vanno usati bene per quello che sono, adattando la comunicazione aziendale ai social, non viceversa. Come azienda, dobbiamo soprattutto cercare la relazione, l’interazione con i nostri utenti e, grazie a quello, riusciremo poi a vendere: non usare i social come bacheche pubblicitarie.

Vabbè, vediamo l’immagine:

Quindi, i 5 motivi principali per cui le persone usano i social sono nell’ordine:

  • Rimanere in contatto con amici e famigliari
  • Passare del tempo
  • Leggere notizie
  • Trovare contenuto divertente
  • Scoprire di cosa si parla in giro

Tutti motivi appunto “social”: non c’è niente di business/advertising/e-commerce/shopping o simili tra le ragioni principali per cui le persone usano i social.

Solo al sesto e al settimo posto troviamo “trovare ispirazione su cosa fare e comprare” e “trovare prodotti da comprare”.

Ancora meno importante è “Vedere contenuto dei marchi/aziende preferiti”, ed è addirittura all’ultimo post di questa classifica “seguire celebrità e influencer”.

Mi sembra un’utile infografica da condividere, per avere un quadro corretto che aiuta a impostare al meglio l’attività e la strategia aziendale sui social.
Quando agiamo come aziende nei social, dobbiamo ricordarci di come usiamo gli stessi social come persone: cosa cerchiamo? cosa ci piace e cosa no? su cosa clicchiamo e cosa invece ignoriamo?
Solo così possiamo creare i messaggi giusti e l’interazione giusta con gli altri utenti e quindi sfruttare al meglio questi ambienti per la nostra attività.

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Come gestire commenti negativi sul web e sui social

Come gestire i commenti negativi sui socialA nessuno, ovviamente, fa piacere ricevere commenti e recensioni negative. Però, purtroppo, succede: quello che si è trovato male con noi, il nostro negozio, il nostro prodotto o servizio, prima o poi c’è.

Solo che se anziché limitarsi a pensarlo e dirlo a noi o ai suoi contatti, lo scrive sul web o sui social, beh.. diventa una faccenda più seria e che va gestita in modo accorto.

Certo, umanamente il commento o la recensione negativa ci feriscono, non c’è niente da fare. E’ così. Ma da un punto di vista professionale/aziendale, dobbiamo capire qual è la strategia migliore, come dobbiamo reagire e rispondere.

A questo proposito, mi piace l’infografica che riporto più sotto, tratta da BeDigitalGiants. Vediamo i 7 punti principali:

  1. Leggi bene il messaggio (commento o recensione), in modo da capire bene qual è il problema, la lamentela
  2. Fai uno screenshot (utile per il futuro, per documentare cos’è successo, per averne copia nel caso venisse poi cancellato)
  3. Non cancellare il commento negativo. Mai. (Unica eccezione: se il linguaggio è volgare, offensivo; ma allora cancella e commenta tu, dicendo che hai cancellato la critica per il linguaggio, non in quanto critica in sè)
  4. Non aspettare troppo tempo a rispondere. Nell’infografica dice “le persone si aspettano una risposta entro 1 ora”. Io non sarei così tragico: certo, rispondi prima che puoi, ma solo dopo aver sbollito la rabbia e avere trovato/elaborato la risposta più corretta da dare. Meglio far aspettare qualche ora in più che dare una risposta affrettata ed incazzosa…
  5. Mantieni un certo stile, rimani positivo. Soprattutto, ricorda che stai sì rispondendo ad un utente specifico e ad una critica specifica, ma sarai letto anche da tutti gli altri utenti del social o del sito web. Quindi stai in realtà parlando a tutti, non solo all’autore del commento incriminato
  6. Rispondi. Scusandoti, offrendo una soluzione (se ha senso), spiegando le cause e le tue ragioni (a seconda dei casi, ovviamente)
  7. Monitora la cosa. Se ci sono altri commenti, se altri utenti sono d’accordo con la critica o invece ti “difendono”.

Come gestire i commenti negativi sui social

Lo so, descritta così, la cosa sembra anche fin troppo facile. Invece, poi quando siamo dentro la situazione vera, di fronte al commento negativo, è molto più facile farsi prendere dalla voglia di mandare immediatamente a quel paese l’autore della critica. Ok. E’ vero.

Però proviamo a pensare agli effetti che avrà sul nostro business, sulla nostra attività e impariamo a gestire meglio questi momenti di “crisi” e di fastidio!

Alcuni dati sui social aggiornati a luglio 2019 (da We Are Social)

E’ appena uscito l’aggiornamento a luglio 2019 del report digital di We Are Social, sempre utile per ricavare dati aggiornati sui social e sul web in generale.

A fondo articolo riporto l’intero report (pubblicato su Slideshare), ma prima ne estraggo alcune slide, che mi hanno colpito (click sulle immagini per ingrandirle).

1. Come vengono scoperti nuovi brandi e nuove aziende

Come si scoprono nuovi brand e nuove aziende: social, web e televisione

Bella questa slide perché mostra come i canali per farsi conoscere dal pubblico siano un mix tra media tradizionali (pubblicità in TV è al secondo posto), media digitali (motori di ricerca al primo posto, advertising sui social al quarto) e mezzi… personali (il buon vecchio passaparola è lì al terzo posto!).
Insomma, i canali tradizionali non sono morti per nulla; internet e i social hanno ampliato il numero e il tipo di canali a disposizione e infine i motori di ricerca hanno ancora il ruolo principale.

2. I termini più cercati su Google

Termini più cercati su Google, luglio 2019

Questa mi colpisce sempre per i primi tre posti: perché si cercano Facebook, Youtube, ma soprattutto Google… su Google? 😀 Seguono come era facile attendersi: il meteo, le notizie, i video…
L’unico termine mai sentito (da me) è Cricbuzz che ho scoperto adesso che è un sito che si occupa di cricket.

3.  Numero di utenti dei principali social

Numero utenti dei principali social - luglio 2019

Al primo posto, come sempre, Facebook, che si avvicina ai 2 miliardi e mezzo di utenti, seguito da Youtube e Instagram. Nessuna sorpresa: Facebook e Google continuano a dominare il web.
Se guardiamo alle app di messaggistica, di nuovo troviamo Whatsapp e Messenger (entrambi mondo Facebook) e WeChat, che è l’unico outsider qui, rispetto al duopolio Google-Facebook.
Nomi “nuovi” in questa classifica, direi TikTok (che obiettivamente oggi imperversa nella fascia più teen, 11-16 ! ) e Discord.

4. Attività svolte mediamente su Facebook in un mese dagli utenti

Azioni svolte mediamente in un mese dagli utenti su Facebook

Questa slide (nuova, mi pare, rispetto alle edizioni precedenti del report di We Are Social) mi lascia qualche dubbio. In particolare sul fatto che mediamente in un mese si clicchi su 11 annunci/post pubblicitari su Facebook(ultimo dato a destra). Davvero? 😮 Mi pare tantissimo, rispetto ai numeri che di solito si ottengono dall’advertising e dai commenti che di solito scambio in aula con i partecipanti ai corsi.
Per il resto invece mi ci trovo di più: tra numero di like messi mensilmente ai post (13), numero di post ricondivisi (1? Forse pensavo un po’ di più…) e commenti pubblicati (5).

5. Page reach medio delle pagine su Facebook

Page reach medio pagine Facebook, luglio 2019

Questa slide e la successiva sono forse quelle con i dati più interessanti (e ricercati…), anche se non è tutto chiaro.
Mediamente i post di una pagina raggiungono il 5,5% 😮 😮 😮 dei fan della pagina stessa (page likes) in modo organico, ossia senza fare advertising; e grazie all’advertising viene raggiunto mediamente il 28% degli stessi fan. Per lo meno io capisco così questa slide. Non mi è chiara invece, onestamente, la differenza tra il secondo e il terzo dato.

6. Engagement medio nelle pagine Facebook

Engagement medio nelle pagine Facebook, luglio 2019

Anche questo un dato interessante e che spesso mi viene chiesto: quale engagement dovrei raggiungere con i post della mia pagina? Dove engagement, ricordiamo, è l’insieme di tutte le azioni svolte dagli utenti a fronte di un post: mi piace (reazioni) + commenti + condivisioni + click su foto, link…
Ecco, da questa ricerca di We Are Social, risulta che il tasso medio di engagement è del 3,6%. Quindi il numero medio di persone che interagiscono con i post delle pagine aziendali Facebook è circa di 3,6 ogni 100 fan.
Naturalmente trattandosi di una media tra pagine molto diverse, è da considerare che pagine con numeri molto elevati di like (decine e centinaia di migliaia, e addirittura milioni) avranno tassi di engagement molto più bassi.
In generale, comunque, la slide ci ricorda che maggiore è l’interazione quando ci sono post con video (6,13% – sono anche i post più spinti da Facebook) e post con foto (4,49%). Si conferma cioè che aggiungere una foto o un video quando si pubblica post è importante ed efficace.

 

Questa infine è la presentazione totale del report, pubblicata su Slideshare:

Instagram e marketing: taggare i prodotti in un post Instagram

Taggare prodotti in post Instagram - shoppingInstagram è senza dubbio il social del momento. E sta sempre più spesso lanciando funzionalità rivolte alle aziende per fare marketing e quindi vendere.

Come sappiamo, al momento non è possibile inserire link attivi nelle didascalia delle immagini (ossia, posso pure scrivere “vai al sito http://www.nomedelmiosito.ecc ” nella didascalia, ma quel link non sarà cliccabile).
Quindi dal normale post in Instagram non posso portare, con un click, le persone a visitare un sito web o un e-shop. (ed è per quello che è importante mettere il link al sito web nella bio, perché lì invece i link funzionano…)

Quello che però si può fare è taggare un prodotto in una foto e linkarlo direttamente alla pagina online dove è possibile acquistarlo.
Oh, ed è gratuito farlo. Non c’entra con l’advertising a pagamento.

Va bene, va bene, capito, andiamo al sodo: come si fa a taggare i prodotti in una foto su Instagram e linkarli all’e-shop o al sito web aziendale?

Anzitutto, ci sono alcuni requisiti necessari per poterlo fare. E’ necessario:

  • avere un account Instagram di tipo business (con l’account personale non si può fare)
  • Instagram deve avere approvato la funzione shopping per l’account (da quando si crea l’account business o si passa da account personale ad aziendale, per avere questa “approvazione” possono volerci qualche ora o… anche 15-20 giorni – lo dico per esperienza diretta con un mio cliente…)
  • avere una pagina aziendale in Facebook
  • avere creato la vetrina nella pagina aziendale Facebook
  • avere collegato la pagina aziendale in Facebook con l’account Instagram nel quale vogliamo usare la funzione shopping
  • caricare nella vetrina della pagina aziendale Facebook i prodotti che vogliamo taggare nei post Instagram (sì, rileggete pure due o tre volte questo punto, ma è così: i prodotti da taggare in Instagram devono prima essere inseriti nella vetrina della pagina aziendale in Facebook)

Fatto? 😉

A questo punto, quando rispettiamo tutti questi requisiti, possiamo iniziare a taggare i prodotti nei post su Instagram. Come si fa?

  • iniziamo normalmente la creazione di un nuovo post Instagram (che sia immagine scattata al momento, o immagine presa da Galleria)
  • procediamo con l’applicazione dei filtri, se vogliamo
  • quando arriviamo alla schermata in cui inseriamo la didascalia della foto, sotto il box in cui scrivere la didascalia, dovremmo notare due altri riquadri, uno dei quali è appunto “tagga i prodotti
  • clicchiamo su “tagga i prodotti”
  • nella schermata successiva tocchiamo (tap) l’immagine nel punto in cui vogliamo taggare il prodotto (è possibile aggiungere fino a 5 tag – prodotti diversi in ogni singola immagine)
  • nell’ulteriore schermata scegliamo dall’elenco dei prodotti che abbiamo inserito nella vetrina della pagina aziendale in Facebook quello che vogliamo taggare in quel punto di quell’immagine
  • ripetiamo l’operazione “scegli punto dell’immagine -> scegli prodotto da taggare”, se vogliamo aggiungerne altri
  • alla fine clicchiamo sul segno di spunta in alto a destra per tornare alla schermata di inserimento didascalia della foto
  • clicchiamo “pubblica” quando siamo a posto. I prodotti saranno taggati nell’immagine e quando le persone cliccheranno sull’immagine e sui tag saranno portati prima all’anteprima del prodotto e quindi al link esterno.

Yeah. Fatta!
Ora, ogni volta che creiamo un nuovo post Instagram possiamo taggare i prodotti nella foto. Naturalmente non siamo obbligati a farlo: lo faremo quando ha senso.

 

Cosa può non funzionare: 😥

  • non vedo il box “tagga i prodotti”: significa che non sono rispettati i requisiti che scrivevo sopra. Ossia: l’account non è business, o non è stato approvato per la funzione shopping, o non è collegato ad una pagina aziendale Facebook o non c’è una vetrina nella pagina Facebook
  • vedo il “tagga i prodotti” ma nella schermata successiva non mi fa selezionare la vetrina della pagina Facebook: eh… qualcosa nel collegamento Instagram <-> Facebook non ha funzionato correttamente. Non ho una soluzione sicura: si può provare a scollegare e ricollegare pagina FB e account IG, cancellare e ricreare la vetrina nella pagina FB, aspettare un po’ e vedere se ritorna a funzionare…
  • vedo la vetrina corretta, ma non il prodotto che voglio taggare, eppure sono certo di averlo inserito in vetrina della pagina FB: potrebbe essere che il prodotto sia ancora “in elaborazione” nella vetrina della pagina Facebook (ossia non ancora approvato da Facebook). Si può solo aspettare l’approvazione, o provare a toglierlo e reinserirlo nella vetrina della pagina Facebook.

 

Domande? Serve una mano a gestire Instagram e gli altri social per la vostra azienda? Contattatemi!

 

Quanti social ci sono nel mondo?

Quando faccio docenza in aula o collaboro in azienda, mi piace usare questa immagine per spiegare quanto articolato sia il mondo dei social. Non esistono solo Facebook o Instagram!

 

Conversation prism: quanti social ci sono nel mondo?

(L’immagine, non è mia: è pubblicata su conversationprism.com ed è creata da Brian Solis e JESS3).

Perché mi piace questa immagine?

Anche se non è più aggiornatissima (è di almeno un anno fa e si tratta di ambienti in costante e veloce evoluzione, vedi la recente chiusura di Google+) e nemmeno completa (mi pare di non vedere Tripadvisor, per dirne una), aiuta comunque a capire, in un unico colpo d’occhio, che Facebook è solo uno dei tanti ambienti social presenti sulla rete, seppure sia senza dubbio il più famoso (per la cronaca: Facebook è nello spicchio “social networks” in alto, ultimo spicchio azzurro prima di quelli verdi).

Allo stesso tempo, ci mostra quanti altri social esistono e come, a fianco di ambienti generalisti (di nuovo, tipico esempio Facebook, ma nel suo spicchio ci sono anche altri nomi, come VK), ce ne siano altri più mirati e/o dedicati a contenuti specifici. Ne cito solo alcuni, ma invito a cliccare sull’immagine per ingrandirla e scoprire nomi e ambienti:

– Eventbrite (in arancione, in basso a sinistra) per la gestione degli eventi
– Spotify (sempre arancione, in basso a sinistra, sopra eventi) in ambito musicale
– Whatsapp, Skype… (in alto a sinistra, in verdino-giallo), per la messaggistica
– Airbnb (in alto a sinistra, in verde) per il settore turistico
– Quora (in azzurro, in alto a destra) social di domande e risposte
e tanti altri.

E’ importante capire e conoscere questa varietà di ambienti, secondo me: ci ricorda che nei diversi contesti aziendali e commerciali non è detto che Facebook sia per forza il canale social migliore (o addirittura l’unico canale) da utilizzare. Le diverse tipologie di messaggio, di contenuto, di utenti target, ma anche la diversa localizzazione, possono rendere altri ambienti social altrettanto utili, o anzi, migliori e più adatti.
La scelta dei canali social su cui fare comunicazione e interagire con clienti attuali e potenziali quindi non è scontata, e assieme al classico Facebook va valutato se/quali altri ambienti social sono coerenti e adatti per il singolo caso.

Ecco: un’immagine come questa, aiuta ad avere un primo quadro del panorama social su internet, e a capire quanti strumenti il web ci mette a disposizione, che magari nemmeno conosciamo.

 

Hashtag e Instagram: qualche consiglio

consigli hashtag instagramPer chi usa Instagram è fondamentale usare bene gli hashtag, perché sono una componente essenziale di ciascun post.

Ecco allora alcuni consigli pratici per usare meglio gli hashtag su Instagram, secondo me: pensati soprattutto per chi non è pratico dello strumento.

1. No post SENZA hashtag

Evitiamo di pubblicare in Instagram un post, e quindi una foto, senza hashtag.
Non è che “tecnicamente” sia sbagliato, però si perde moltissimo in visibilità del post e quindi in interazione con gli altri utenti. Questo, sia che si usi Instagram per divertimento personale, sia (soprattutto) che lo si usi aziendalmente e a fini commerciali.
Analogamente, non ha senso pubblicare post fatti SOLO di hashtag senza altro testo. Diciamo che gli hashtag servono a portare le persone al post, ma poi è il testo del post che “vende”, che “dice qualcosa”, che dovrebbe convincere a fare qualcosa.
Il post giusto è quindi composto sia di testo che di hashtag.

2. Quali hashtag uso?

L’obiettivo degli hashtag è di dare visibilità alle immagini e al testo che le accompagna. Sono le parole chiave che voglio associare al post, perché sia trovato dagli altri utenti su Instagram.
Gli hashtag vanno quindi scelti in funzione del contenuto della foto e del testo.
Chiunque può creare un hashtag, non c’è una lista preapprovata o predefinita di hashtag utilizzabili, quindi di volta in volta dovrò pensare quali utilizzare, in funzione di cosa sto pubblicando.
Instagram ci aiuta: mentre scriviamo un post e iniziamo a digitare il “#” seguito dalle prime lettere di una parola, Instagram ci mostra i principali hashtag che iniziano con le lettere inserite, e di ognuno ci dice in quanti post è presente. In questo modo vediamo subito se esiste un hashtag che abbiamo in mente e quando è già stato utilizzato.
Ci sono molte opinioni su come scegliere gli hashtag da utilizzare (per es. qui e qui due articoli interessanti).
Secondo alcuni, non vale la pena inserire hashtag già presenti in milioni di altri post, perché il mio nuovo post andrebbe perso in mezzo ad una miriade di altri.
Secondo altri, usare hashtag troppo poco diffusi (cioè presenti in pochi o pochissimi altri post) è altrettanto inutile, perché probabilmente saranno anche molto poco cercati dagli altri utenti.
Secondo me, ci deve guidare la coerenza: se vedo che #buonnatale è presente in milioni di altri post ed è COERENTE anche con il mio post (perché nel mio post sto facendo gli auguri di Buon Natale) allora lo utilizzo; viceversa, se Instagram mi suggerisce #love tra i primi hashtag più usati al mondo, ma questo non c’entra nulla con il mio post, allora lo evito, non mi serve.
Allo stesso modo, se il mio post parla di perle giapponesi coltivate (invento, non so se esistono?! 🙂 ) ci aggiungerò anche l’hashtag #perlegiapponesicoltivate, anche se magari questo hashtag è utilizzato solamente in 5 altri post in tutto Instagram, perché è di quello che parla il mio post ed è (anche) con quella parola chiave che voglio che sia trovato.
Insomma: coerenza tra hashtag e contenuto di foto e post, + magari un mix un po’ ragionato tra hashtag molto diffusi e altri meno diffusi, potrebbe essere una prima indicazione.
E ricordiamo che:
lo spazio non è ammesso negli hashtag. Quindi se scrivo #perle giapponesi (con lo spazio tra “perle” e “giapponesi”) l’hashtag risulterà essere solo #perle. Perché l’hashtag sia “perle giapponesi” devo scrivere #perlegiapponesi tutto attaccato
gli hashtag non si traducono automaticamente. Scrivere solo #fragole o invece #fragole #strawberries non è la stessa cosa. Se voglio che il mio post sia trovato sia con #fragole che con #strawberries li devo scrivere entrambi.

3. Quanti hashtag uso?

In Instagam il limite è di 30 hashtag per ciascun post. Devo usarli tutti? No.
Anche qui ci sono opinioni diverse su quanti hashtag sia più opportuno inserire in ciascun post.
L’infografica che riporto più sotto afferma che 11 è il numero ideale di hashtag per ciascun post, e 5 il numero minimo consigliato. Secondo altri si dovrebbe cercare di arrivare a usare tutti e 30 gli hashtag ammessi, in modo da massimizzare la visibilità dei post.
Può sembrare esagerato inserire 30 hashtag per post: però è vero che più hashtag inseriamo nel post più visibilità gli diamo, più “creiamo” strade che portano a quella immagine.
Senza l’ansia di arrivare a 30 comunque! Aggiungere hashtag che non c’entrano nulla solo per fare numero (e ritorniamo al punto precedente “quali hashtag uso”), rovina il post e dà una pessima impressione a chi ci legge.
In sintesi: non abbiamo paura di aggiungere hashtag, ma senza ansia!

4. Dove metto gli hashtag all’interno del post?

Gli hashtag si possono inserire in 4 posizioni (e la scelta tra le 4 è moolto una questione di gusti personali, secondo me non c’è una differenza di efficacia):
all’interno del testo del post (es. oggi sono a #treviso ed è una bella giornata)
subito dopo il testo nel post (es. oggi sono a Treviso ed è una bella giornata #treviso #sole #riposo)
al termine del post, separati da una o più righe “vuote”
(es.
oggi sono a Treviso ed è una bella giornata
.
.
.
#treviso #sole #riposo
)
– NON nel testo del post, ma in un commento/risposta allo stesso (di solito il primo)
Diciamo che i primi due sono approcci più tradizionali e “trasparenti” (perché gli hashtag sono immediatamente visibili), gli altri due nascondono invece gli hashtag pur mantenendone la funzione. Io di solito uso la seconda modalità, hashtag a fine testo del post.

Infine, da qui: https://coschedule.com/blog/social-media-content-creation/ prendo questa infografica:

Scrivere per Instagram
Che in sintesi suggerisce come opzioni ideali per i post Instagram:
testo del post intorno a 241 caratteri (quindi: non scrivere troppo poco!)
numero ottimale di hashtag per ogni post: 11 (e minimo consigliato: 5)
– suggerisce anche di aggiungere 3 emoji (quei disegnini, faccine evoluzione delle emoticon)

 

Social e immagini: Instagram o Pinterest?

Instagram o PinterestInstagram e Pinterest sono oggi i due social più noti fra quelli dedicati alle immagini.

Obiettivamente, in Italia il primo – Instagram – è molto noto ed usato, mentre il secondo – Pinterest – è praticamente… sconosciuto.

Ma qual è la differenza tra Instagram e Pinterest? Mi servono entrambi? Perché dovrei usare Pinterest?

La tabella qui sotto riassume, secondo me, le differenze principali (non tutte le differenze, ma quelle principali che mi interessa evidenziare qui) tra i due e può aiutare a capire a cosa serve uno e a cosa serve l’altro:

Instagram Pinterest
emozione, istante raccolta di contenuti
contenuti in sequenza contenuti organizzati
vissuto, esperienza desiderio, aspirazione, sogno
(ieri), oggi ieri, oggi, domani
seguo qualcuno seguo qualcosa
contenuti a vita breve contenuti a vita lunga

Nota: la tabella originaria di questo confronto non è mia, ma l’ho modificata così tante volte nel tempo (la uso in aula quando parlo di visual social) che sinceramente non ricordo più da dove l’avevo presa all’inizio.

Instagram e Pinterest sono quindi due ambienti social molto diversi: complementari e non in alternativa l’uno all’altro. Infatti:

  • su Instagram racconto le cose mano a mano che succedono, che le vivo, nel momento in cui io voglio che tu le veda; su Pinterest raccolgo le immagini (nelle bacheche) relative ad un tema, e queste possono essere fruite e consultate anche a distanza di mesi o anni senza perdere di efficacia e significato
  • su Instagram racconto quello che mi succede, quello che faccio adesso, quello che posso (vorrei) venderti ora; su Pinterest pubblico contenuti e idee che tu potresti cercare e volere oggi, ma anche domani
  • su Instagram, di base, si seguono gli utenti (persone o aziende) per quello che sono; su Pinterest si seguono gli utenti per quello che pubblicano, per la tipologia di contenuti che condividono. In Instagram spesso è più importante “chi” seguo, in Pinterest è più rilevante “cosa” mi interessa, quali temi
  • su Instagram, anche per l’enorme flusso di nuove immagini pubblicate continuamente, le singole foto hanno vita breve: dopo poco tempo sono già state sommerse da una miriade di nuove immagini e sono scivolate in fondo al flusso; su Pinterest, grazie alle bacheche, in un attimo ritrovo anche immagini di anni fa, con una facilità molto maggiore. Le foto cioè hanno vita più lunga.

Vedendo la cosa da un altro punto di vista, i principali punti a favore di Instagram rispetto a Pinterest sono:

  • Instagramè molto più di moda oggi e ha molti più utenti di Pinterest
  • ha dietro Facebook e quindi ha una visibilità molto maggiore
  • permette azioni di advertising mirato a pagamento (su Pinterest l’advertising a pagamento è ancora solo a livello sperimentale)
  • è di più “veloce” utilizzo

 

Pinterest, dal canto suo, rispetto a Instagram ha alcuni vantaggi:

  • Pinterestogni immagine si porta automaticamente dietro il link della pagina web da cui è stata presa (e quindi porta più facilmente l’utente al sito web – in Instagram non funzionano i link inseriti nelle didascalie alle foto)
  • è molto più facile condividere e ricondividere (pinnare e ripinnare nello slang Pinterest) le immagini pubblicate da altri utenti (in Instagram non c’è un vero tasto “condividi”) e quindi anche le immagini che noi carichiamo circolano più facilmente e così vengono viste da chi non ci conosce
  • le immagini hanno vita utile molto più lunga, e il profilo diventa un portfolio più stabile di prodotti, servizi, idee…

In sintesi?
Secondo me, meritano di essere usati entrambi in una strategia corretta e completa di comunicazione aziendale online, perché si integrano a vicenda.

Tuttavia, oggi come oggi, se proprio uno mi mettesse davanti alla domanda secca “ne voglio usare solo UNO dei due, quale: Instagram o Pinterest?” (per questione di tempo da dedicarci, attenzione, risorse etc), allora al momento la risposta sarebbe Instagram. Quanto meno in Italia, dove Pinterest è appunto davvero ancora poco conosciuto.

 

Le dimensioni ottimali delle immagini nei diversi social

guida alle dimensioni ottimali delle immagini nei socialQuando si inseriscono immagini nei diversi ambienti social, è opportuno che queste siano delle dimensioni giuste perché appaiano in modo ottimale: sia che si tratti di completare pagine/profili/account (ad esempio le dimensioni dell’immagine di copertina / cover image di una pagina Facebook), sia che si tratti di un’immagine inserita in un post.

Trovo interessante quindi l’infografica qui sotto, pubblicata su pixelwhizz.com, che riassume appunto le dimensioni che dovrebbero avere le immagini che carichiamo e usiamo nei principali social, in modo che appaiano al meglio.

In realtà, c’è un’aggiunta/precisazione da fare: in Facebook l’immagine di copertina viene visualizzata 828 x 315 su schermo pc (anche se dicono di caricarla 851pixel), mentre su smartphone diventa 640 x 360. Importante da sapere questo, per evitare che venga tagliata in modo indesiderato.

Per il resto, prendiamo nota. Info sempre utili da sapere per ottimizzare post e canali social.
…perlomeno fino alla prossima modifica delle dimensioni da parte dei social stessi! 🙂

dimensioni ottimali delle immagini nei social

Creare post multilingua in Facebook

Pubblicare post multilingua in FacebookDa un paio di mesi Facebook ha aggiunto una nuova modalità di gestione dei post in più lingue all’interno delle pagine aziendali.

Prima, se il pubblico della pagina era internazionale, era possibile gestire la cosa in due modi:

  • scrivendo all’interno di uno stesso post prima il testo in una lingua, e di seguito il testo in un’altra lingua (metodo poco efficace perché il secondo testo rimane nascosto a prima vista, visto che Facebook mostra solo le prime righe di un post lungo)
  • sfruttando la targetizzazione del post e quindi mostrando post diversi alle persone in base alla loro lingua (più efficace per il pubblico, ma scomodo da gestire lato amministrazione, visto che aumenta il numero di post, e con il dubbio di cosa vede chi non rientra in nessuna delle lingue scelte per la targetizzazione)
  • (…oh certo c’era una terza opzione: scrivere in un un’unica lingua e fregarsene delle lingue parlate dal pubblico; al più si poteva cliccare su “visualizza traduzione” e sperare di capirci qualcosa… diciamo, non proprio un ottimo esempio di attenzione al cliente!)

Adesso Facebook ha appunto aggiunto una nuova modalità di creazione di post in più lingue: il post è unico (comodità di gestione), ma lo possiamo creare in più lingue e ciascun utente vedrà la versione del post che corrisponde alla sua lingua (efficacia della comunicazione).
Se un utente non rientra in nessuna delle lingue create, vedrà la versione predefinita del post (ad esempio: se scrivo il post prima di tutto in italiano e poi ne creo la versione in inglese, un utente di lingua francese lo vedrà in italiano; se invece la prima versione del post fosse in inglese e la copia in italiano, allora lo stesso utente francese lo vedrebbe in inglese).
Sembra complicato, ma non lo è: come al solito descrivere il processo è molto più complesso che farlo! 🙂

Due note:

  • Facebook non traduce per noi i post: siamo noi che dobbiamo tradurceli!
  • l’opzione post multilingua non è attiva di default: occorre attivarla

Come attivare l’opzione multilingua
Per attivare questa opzione, occorre entrare in Impostazioni > Generali e cercare la riga “Post in più lingue”:


Come pubblicare post multilingua
Una volta attivata l’opzione “post multilingua”, nel box dove scriviamo normalmente i post vedremo che compare una nuova scritta in grigio “Scrivi il post in un’altra lingua“:

Scrivi il post in un'altra linguaOvviamente, non siamo obbligati a scrivere i post in più lingue! Possiamo continuare a scrivere i post in una lingua sola e non cambierà nulla rispetto a come appaiono ora. Quando però vorremo pubblicare un post in più lingue, sarà comodo avere già questa opzione attiva.
Per creare il post in più lingue, dunque, lo scriviamo come sempre in una prima lingua (la lingua “base”), dopodiché clicchiamo sulla scritta grigia per aprire il menu dove scegliere una seconda lingua:

Come pubblicare il post in più lingue in FacebookScegliamo dall’elenco la lingua che desideriamo e Facebook ci creerà un secondo riquadro sotto il primo, ma all’interno dello stesso post, dove scrivere il post in quest’altra lingua:Come pubblicare il post in più lingue in Facebook 2Come dicevo prima, non è Facebook che ci traduce il post: siamo noi a doverlo scrivere nelle lingue che decidiamo. Possiamo poi ripetere l’operazione (click su “scrivi il post in un’altra lingua” > scelta della lingua > scrittura del post) per altre lingue e alla fine clicchiamo normalmente su “Pubblica” (o su “Programma” se stiamo programmando il post per un momento futuro).

All’utente verrà mostrata solo una versione del post, e precisamente quella che corrisponde alla lingua in cui ha impostato Facebook (se ho Facebook in italiano vedrò il post in italiano; se ho Facebook in inglese vedrò il post in inglese). Questo naturalmente SE esiste il post in quella lingua: altrimenti gli verrà mostrato il post nella lingua “base”, quella in cui abbiamo scritto la prima versione del post (ed infatti Facebook la definisce “Predefinita”).

Ecco fatto. Ora possiamo comunicare in modo più efficace con i nostri utenti di lingue diverse!
Dubbi, domande? Scrivete nei commenti: se posso, aiuto volentieri.

 

Quali social media dovrebbe usare la mia azienda?

quali social media scelgo per la mia aziendaIn un post recente nel blog di Salesforce Canada, si parla della importanza di analizzare la propria audience per capire quali siano i social media più adatti per la propria azienda e la propria attività.
Quando come azienda si inizia a considerare di utilizzare i canali social, infatti, la domanda cruciale spesso è: quali social media uso? Quali sono più adatti, corretti, indicati per la mia azienda, per la mia attività?

Naturalmente sono molti i fattori da prendere in considerazione.
Anzitutto il settore di attività (dice il post di Salesforce: “un hotel dovrebbe decisamente usare Instagram, una banca probabilmente no“), le risorse a disposizione (in termini di persone da dedicare a seguire i diversi ambienti, di competenze possedute, di contenuti che si possono/vogliono pubblicare….), la presenza dei concorrenti (in quali social sono presenti), ma soprattutto è importante l’analisi della propria audience: con chi voglio parlare? Quali sono le caratteristiche del mio cliente attuale e potenziale? E quindi: quali canali social utilizza il mio target?

Come checklist delle caratteristiche da conoscere del proprio target, il post di Salesforce propone questa:

Caratteristiche demografiche del target - social media

Di tutti i punti presentati, reddito (yearly earnings) e location (città/campagna) non li trovo particolarmente interessanti qui da noi: forse nel caso dal Canada (il post è nel blog di Salesforce Canada) è diverso, e per chi si vuole rivolgere ad un pubblico USA/Canada diventa invece uno schema importante da seguire!
Trovo sicuramente importanti e validi anche qui da noi: età, genere, livello di scolarità, interessi specifici.
In ogni caso, una volta capita e analizzata la propria audience, si può passare a vagliare i differenti social per capire se e quali ci possono essere utili (o necessari) per comunicare con il nostro target.

Riporto a fine post l’infografica completa, e riassumo qui di seguito alcune considerazioni che aiutano ad analizzare i social media principali. Come al solito, i punti presentati nell’infografica sono comunque opinabili (in particolare, come accennavo prima, le considerazioni sulla fascia di reddito), però rimangono spunti interessanti da cui partire, e più in generale è fondamentale l’idea di dover analizzare gli ambienti social a partire dal tipo di audience cui miriamo. Non solo per capire quali ambienti social siano più utili nel nostro caso specifico, ma anche per capire quali social siano invece non utili, nell’ottica di ottimizzare (e non sprecare) le risorse a disposizione e di interagire con le persone “giuste” per noi.

  • Facebook: c’è chiunque (o quasi). Non significa che sia obbligatorio usare Facebook, ma che molto probabilmente troveremo la nostra audience desiderata anche in Facebook (magari meno fra i più giovani)
  • YouTube: spesso sottoutilizzato in molti settori, invece potenzialmente molto efficace nel raggiungere il pubblico; quasi fondamentale per musica, videogiochi, elettronica
  • Twitter: ottimo per condividere e dare visibilità a notizie e contenuti propri, ma soprattutto per creare dialoghi e interazione
  • LinkedIn: fondamentale soprattutto per il B2B; però si basa anzitutto sulla partecipazione e l’attività delle singole persone, più che dell’azienda in sè
  • Instagram: il social più in ascesa e il più diffuso tra i più giovani, utile per raccontare per singole immagini
  • Pinterest: utenza soprattutto femminile e ideale per tutte le attività “visive” (moda, viaggi, artigianato…); presentazione delle immagini molto più strutturata (bacheche) rispetto a Instagram
  • Tumblr: un po’ social media, un po’ blog. Funziona soprattutto per contenuti brevi, e registra un’alta attività di re-blogging, che può aiutare la diffusione dei contenuti.

Date un occhio all’infografica completa e all’articolo originale che contengono riflessioni anche su altri ambienti come Reddit, Imgur, Snapchat.

(clicca per ingrandire l’immagine)Which Social Media Sites Should Your Company Be On?