Come gestire commenti negativi sul web e sui social

Come gestire i commenti negativi sui socialA nessuno, ovviamente, fa piacere ricevere commenti e recensioni negative. Però, purtroppo, succede: quello che si è trovato male con noi, il nostro negozio, il nostro prodotto o servizio, prima o poi c’è.

Solo che se anziché limitarsi a pensarlo e dirlo a noi o ai suoi contatti, lo scrive sul web o sui social, beh.. diventa una faccenda più seria e che va gestita in modo accorto.

Certo, umanamente il commento o la recensione negativa ci feriscono, non c’è niente da fare. E’ così. Ma da un punto di vista professionale/aziendale, dobbiamo capire qual è la strategia migliore, come dobbiamo reagire e rispondere.

A questo proposito, mi piace l’infografica che riporto più sotto, tratta da BeDigitalGiants. Vediamo i 7 punti principali:

  1. Leggi bene il messaggio (commento o recensione), in modo da capire bene qual è il problema, la lamentela
  2. Fai uno screenshot (utile per il futuro, per documentare cos’è successo, per averne copia nel caso venisse poi cancellato)
  3. Non cancellare il commento negativo. Mai. (Unica eccezione: se il linguaggio è volgare, offensivo; ma allora cancella e commenta tu, dicendo che hai cancellato la critica per il linguaggio, non in quanto critica in sè)
  4. Non aspettare troppo tempo a rispondere. Nell’infografica dice “le persone si aspettano una risposta entro 1 ora”. Io non sarei così tragico: certo, rispondi prima che puoi, ma solo dopo aver sbollito la rabbia e avere trovato/elaborato la risposta più corretta da dare. Meglio far aspettare qualche ora in più che dare una risposta affrettata ed incazzosa…
  5. Mantieni un certo stile, rimani positivo. Soprattutto, ricorda che stai sì rispondendo ad un utente specifico e ad una critica specifica, ma sarai letto anche da tutti gli altri utenti del social o del sito web. Quindi stai in realtà parlando a tutti, non solo all’autore del commento incriminato
  6. Rispondi. Scusandoti, offrendo una soluzione (se ha senso), spiegando le cause e le tue ragioni (a seconda dei casi, ovviamente)
  7. Monitora la cosa. Se ci sono altri commenti, se altri utenti sono d’accordo con la critica o invece ti “difendono”.

Come gestire i commenti negativi sui social

Lo so, descritta così, la cosa sembra anche fin troppo facile. Invece, poi quando siamo dentro la situazione vera, di fronte al commento negativo, è molto più facile farsi prendere dalla voglia di mandare immediatamente a quel paese l’autore della critica. Ok. E’ vero.

Però proviamo a pensare agli effetti che avrà sul nostro business, sulla nostra attività e impariamo a gestire meglio questi momenti di “crisi” e di fastidio!

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Hashtag e Instagram: qualche consiglio

consigli hashtag instagramPer chi usa Instagram è fondamentale usare bene gli hashtag, perché sono una componente essenziale di ciascun post.

Ecco allora alcuni consigli pratici per usare meglio gli hashtag su Instagram, secondo me: pensati soprattutto per chi non è pratico dello strumento.

1. No post SENZA hashtag

Evitiamo di pubblicare in Instagram un post, e quindi una foto, senza hashtag.
Non è che “tecnicamente” sia sbagliato, però si perde moltissimo in visibilità del post e quindi in interazione con gli altri utenti. Questo, sia che si usi Instagram per divertimento personale, sia (soprattutto) che lo si usi aziendalmente e a fini commerciali.
Analogamente, non ha senso pubblicare post fatti SOLO di hashtag senza altro testo. Diciamo che gli hashtag servono a portare le persone al post, ma poi è il testo del post che “vende”, che “dice qualcosa”, che dovrebbe convincere a fare qualcosa.
Il post giusto è quindi composto sia di testo che di hashtag.

2. Quali hashtag uso?

L’obiettivo degli hashtag è di dare visibilità alle immagini e al testo che le accompagna. Sono le parole chiave che voglio associare al post, perché sia trovato dagli altri utenti su Instagram.
Gli hashtag vanno quindi scelti in funzione del contenuto della foto e del testo.
Chiunque può creare un hashtag, non c’è una lista preapprovata o predefinita di hashtag utilizzabili, quindi di volta in volta dovrò pensare quali utilizzare, in funzione di cosa sto pubblicando.
Instagram ci aiuta: mentre scriviamo un post e iniziamo a digitare il “#” seguito dalle prime lettere di una parola, Instagram ci mostra i principali hashtag che iniziano con le lettere inserite, e di ognuno ci dice in quanti post è presente. In questo modo vediamo subito se esiste un hashtag che abbiamo in mente e quando è già stato utilizzato.
Ci sono molte opinioni su come scegliere gli hashtag da utilizzare (per es. qui e qui due articoli interessanti).
Secondo alcuni, non vale la pena inserire hashtag già presenti in milioni di altri post, perché il mio nuovo post andrebbe perso in mezzo ad una miriade di altri.
Secondo altri, usare hashtag troppo poco diffusi (cioè presenti in pochi o pochissimi altri post) è altrettanto inutile, perché probabilmente saranno anche molto poco cercati dagli altri utenti.
Secondo me, ci deve guidare la coerenza: se vedo che #buonnatale è presente in milioni di altri post ed è COERENTE anche con il mio post (perché nel mio post sto facendo gli auguri di Buon Natale) allora lo utilizzo; viceversa, se Instagram mi suggerisce #love tra i primi hashtag più usati al mondo, ma questo non c’entra nulla con il mio post, allora lo evito, non mi serve.
Allo stesso modo, se il mio post parla di perle giapponesi coltivate (invento, non so se esistono?! 🙂 ) ci aggiungerò anche l’hashtag #perlegiapponesicoltivate, anche se magari questo hashtag è utilizzato solamente in 5 altri post in tutto Instagram, perché è di quello che parla il mio post ed è (anche) con quella parola chiave che voglio che sia trovato.
Insomma: coerenza tra hashtag e contenuto di foto e post, + magari un mix un po’ ragionato tra hashtag molto diffusi e altri meno diffusi, potrebbe essere una prima indicazione.
E ricordiamo che:
lo spazio non è ammesso negli hashtag. Quindi se scrivo #perle giapponesi (con lo spazio tra “perle” e “giapponesi”) l’hashtag risulterà essere solo #perle. Perché l’hashtag sia “perle giapponesi” devo scrivere #perlegiapponesi tutto attaccato
gli hashtag non si traducono automaticamente. Scrivere solo #fragole o invece #fragole #strawberries non è la stessa cosa. Se voglio che il mio post sia trovato sia con #fragole che con #strawberries li devo scrivere entrambi.

3. Quanti hashtag uso?

In Instagam il limite è di 30 hashtag per ciascun post. Devo usarli tutti? No.
Anche qui ci sono opinioni diverse su quanti hashtag sia più opportuno inserire in ciascun post.
L’infografica che riporto più sotto afferma che 11 è il numero ideale di hashtag per ciascun post, e 5 il numero minimo consigliato. Secondo altri si dovrebbe cercare di arrivare a usare tutti e 30 gli hashtag ammessi, in modo da massimizzare la visibilità dei post.
Può sembrare esagerato inserire 30 hashtag per post: però è vero che più hashtag inseriamo nel post più visibilità gli diamo, più “creiamo” strade che portano a quella immagine.
Senza l’ansia di arrivare a 30 comunque! Aggiungere hashtag che non c’entrano nulla solo per fare numero (e ritorniamo al punto precedente “quali hashtag uso”), rovina il post e dà una pessima impressione a chi ci legge.
In sintesi: non abbiamo paura di aggiungere hashtag, ma senza ansia!

4. Dove metto gli hashtag all’interno del post?

Gli hashtag si possono inserire in 4 posizioni (e la scelta tra le 4 è moolto una questione di gusti personali, secondo me non c’è una differenza di efficacia):
all’interno del testo del post (es. oggi sono a #treviso ed è una bella giornata)
subito dopo il testo nel post (es. oggi sono a Treviso ed è una bella giornata #treviso #sole #riposo)
al termine del post, separati da una o più righe “vuote”
(es.
oggi sono a Treviso ed è una bella giornata
.
.
.
#treviso #sole #riposo
)
– NON nel testo del post, ma in un commento/risposta allo stesso (di solito il primo)
Diciamo che i primi due sono approcci più tradizionali e “trasparenti” (perché gli hashtag sono immediatamente visibili), gli altri due nascondono invece gli hashtag pur mantenendone la funzione. Io di solito uso la seconda modalità, hashtag a fine testo del post.

Infine, da qui: https://coschedule.com/blog/social-media-content-creation/ prendo questa infografica:

Scrivere per Instagram
Che in sintesi suggerisce come opzioni ideali per i post Instagram:
testo del post intorno a 241 caratteri (quindi: non scrivere troppo poco!)
numero ottimale di hashtag per ogni post: 11 (e minimo consigliato: 5)
– suggerisce anche di aggiungere 3 emoji (quei disegnini, faccine evoluzione delle emoticon)

 

3 modi per trovare un template gratuito per Prezi

Come trovare template gratuiti per PreziQuando si lavora con Prezi, si può iniziare a creare la presentazione da un “foglio” completamente bianco: gli strumenti di Prezi ci consentiranno poi di cambiare colore allo sfondo o di aggiungere un’immagine, di decidere colori e font, e così via.

Ma, naturalmente, può essere anche molto comodo iniziare da un template (ossia un modello) già pronto, che potremo poi personalizzare a piacimento, ma che almeno ci toglie la sindrome del foglio bianco (tipo tema a scuola, insomma).

Come trovo allora template gratuiti per Prezi?

Mi vengono in mente tre strade:

1. I template creati da Prezi
Li vediamo quando creiamo un nuovo prezi.
Quindi: ci logghiamo su prezi.com, clicchiamo su “crea un nuovo prezi”, ci si apre la schermata di lavoro e vediamo subito il riquadro “Scegli il tuo modello” (vedi immagine qui sotto).
Sono modelli piuttosto generici, ma possono essere valide basi da cui partire. Cliccando su “usa modello” in basso a destra, Prezi ci creerà il nostro nuovo prezi basato sul modello che abbiamo appena scelto.

Modelli gratuiti creati da Prezi

2. I prezi pubblicati da altri e indicati come “pubblico e riutilizzabile”
Partiamo da qui: https://prezi.com/explore/
C’è un box di ricerca e subito sotto c’è la possibilità di spuntare l’opzione “mostra solo i prezi riutilizzabili“.
Facciamo una ricerca per parola chiave: quando troviamo un prezi riutilizzabile, vuol dire che ne possiamo fare una copia – gratuitamente e liberamente – e a quel punto modificarla come vogliamo (ovviamente l’originale del suo autore rimane intatto e non viene né modificato né rovinato).

cercare prezi pubblici e riutilizzabili

3. Cercando in rete i template free
Se andiamo su google e cerchiamo “template free prezi” o una cosa così, escono moltissimi risultati. Tra i tanti, segnalo tre validi siti da cui partire:
http://prezibase.com/free-prezi-templates/
https://www.prezzip.com/search/free-prezis/
http://prezipremiumtemplates.com/product-category/free-templates/?orderby=price
In questi stessi siti, troviamo anche molti template a pagamento (fatti spesso molto bene); comunque quelli gratuiti sono spesso ottimi, curati nella grafica e quindi, di nuovo, ottime basi da cui partire per liberare la propria creatività nel prossimo prezi. 😎

Cercare in rete i template free

E ora via, subito a creare un nuovo prezi! 🙂

 

Gli elementi importanti per il posizionamento di un sito su Google

Elementi importanti posizionamento e ranking googlePremessa importante: quando usiamo Google, difficilmente andiamo oltre la prima pagina di risultati. Solo se proprio-proprio-proprio cerchiamo qualcosa di specifico che non vediamo nella prima pagina, ci avventuriamo nella seconda o (addirittura!) nella terza o nella quarta… Nel 99% dei casi, ci fermiamo alla prima.
E questo è il motivo per cui chiunque abbia un sito deve fare di tutto per rientrare in quella fatidica prima pagina, a fronte delle ricerche e delle parole chiave che ritiene importanti.
A questo mirano tutte quelle attività che rientrano nel fatidico acronimo “SEO” (search engine optimization).

Ciò che rende difficile la SEO, tra le altre cose, sono tre principali aspetti:

  • Google e gli altri motori di ricerca non rivelano il 100% dei fattori che utilizzano per posizionare i siti web nelle risposte. E’ il loro core business, la loro “ricetta segreta della Coca-cola” :-), quindi non li dicono; ed inoltre vogliono evitare abusi. Pertanto non conosciamo tutti gli ingredienti della ricetta esatta per essere a pagina 1 dei risultati di Google
  • troppe volte si fa SEO pensando solo a Google e non all’utente che utilizzerà il sito. E’ sbagliato: cioè, è assolutamente vero che sarà Google a portare gli utenti al sito e quindi non possiamo ignorarlo, ma è altrettanto vero che non è Google che compra, è l’utente. Quindi a rincorrere solo i fattori di ranking di Google, si rischia di avere un sito teoricamente perfetto per il motore di ricerca, ma inutile per il visitatore, e quindi inefficace
  • nella corsa al posizionamento migliore nei risultati di Google non siamo soli: per le stesse parole di ricerca, ci saranno sicuramente altri siti web che competono con noi. Per alcune parole ci sarà molta più concorrenza, per altre meno, ma comunque non saremo soli. Ci si dimentica spesso cioè che non ci sono solo due soggetti in campo (il mio sito web e Google), ma tre: il mio sito web, Google, i siti web dei concorrenti

Fatta questa breve ma doverosa premessa, è però possibile avere alcune indicazioni per migliorare il posizionamento, un ranking migliore.
In un ampio e molto approfondito articolo sul sito di Matthew Barby, l’autore ha analizzato i dati di oltre 1 milione di pagine web che appaiono nelle “pagine 1” dei risultati su Google, per estrapolare gli elementi comuni tra queste e che quindi sembrano essere più rilevanti per un posizionamento al top. La cosa che mi piace di questo articolo è che parte dall’analisi pratica delle pagine di risultati in Google, non da teorie e “ricette segrete”.

Traduco e commento brevemente i punti principali, rimandando all’articolo originale per l’analisi completa (un po’ molto tecnica in diversi punti):

  • fondamentale è avere backlink, ossia link in entrata verso il nostro sito web. Questo perché i link verso il nostro sito dicono a Google che non siamo solo noi a parlare bene di noi stessi, ma che anche altri hanno apprezzato i nostri contenuti tanto da volerli linkare dai loro siti
  • più siti diversi ci linkano meglio è. Quindi è importante non solo avere più link in entrata possibili, ma anche che questi provengano da siti web diversi
  • i siti con indirizzo “sicuro” (iniziano con https anziché con http) sembrano avere un posizionamento migliore
  • sono importanti i link in entrata che abbiamo come testo del link le esatte parole chiave della ricerca (esempio: se voglio che questo articolo sia posizionato al meglio quando qualcuno cerca “migliorare il posizionamento del sito su Google” allora saranno importanti i link da altri siti che dicano “leggi qui come migliorare il posizionamento del sito su Google“)
  • meglio se i titoli delle pagine web e il relativo indirizzo url sono brevi (se non altro perché appaiono completi nella pagina dei risultati e quindi sono più comprensibili all’utente web)
  • le pagine web che hanno le parole chiave, per cui “competono”, direttamente nell’url e nel titolo hanno un posizionamento migliore

Quindi in sintesi, per migliorare il posizionamento è importante:

  • la presenza delle parole chiave nelle pagine del sito (ovviamente), ma in particolare nel titolo della pagina e nell’url
  • avere link in entrata ottimizzati
  • la sicurezza/crittografia della connessione al sito

Come detto prima, queste indicazioni non esauriscono certo la SEO e non ci garantiscono automaticamente il posizionamento al top! Ma, se non altro, sono un’importante base da cui partire.

Infine, questa è l’infografica riassuntiva, tratta sempre dalla pagina del sito di Matthew Barby:

Fattori di ranking in Google

 

Qualche spunto dal SMMDayIT 2016

SMMdayIT 2016Mercoledì scorso, 22 giugno, sono stato al #SMMDayIT 2016, un appuntamento annuale dedicato a tutti i temi legati al social media marketing.

Non sto a fare un report completo: ci sono stati ben 16 interventi nella giornata e in rete si trovano molti commenti alla giornata (fra i tanti lo Storify di @Valery_F90 e quello di @gio_verga).

Riporto invece alcune foto, che ho fatto direttamente io con il cellulare (quindi la qualità non è eccelsa 😉 ), di alcune slide presentate dai relatori durante la giornata:

non si scaricano piu appSi scaricano sempre meno app. Ed in effetti è vero: come diceva Andrea Albanese nella sua presentazione, anche se sullo smartphone abbiamo a volte decine di app, quelle che usiamo veramente e sistematicamente sono pochissime: Whatsapp, Facebook, GMail, un’app “meteo”. Altre magari le usiamo solo una volta ogni tanto, molte rimangono lì…
Utile da ricordare questo, quando in azienda si pensa allo sviluppo dell’ennesima app…

 

Gestione crisi sui socialNulla di nuovo nella slide, forse. Però ottima come sintesi su come gestire una crisi sui social:
– sii veloce
– sii preparato
– sii onesto.
E a proposito di gestione di crisi, ecco un recentissimo esempio legato alla Brexit:

(mi piace anche la risposta della Gazzetta del Mezzogiorno: onesta e trasparente)

 

Da 5w a 3uBella questa. La traduzione delle classiche 5 W del giornalismo (Who, Where, What, When, Why) in 3 U (Understand, Unveil, Unify). Schematica e sicuramente semplificata come visione, ma aiuta a capire come le digitalpr e il modo di raccontare le cose sui social devono per forza cambiare e adattarsi agli ambienti social (slide di Renato Vichi di Unicredit).

 

Consigli uso Twitter, Google plus e InstagramAnche questa di Renato Vichi. Repetita iuvant: vale sempre la pena ricordare alcuni pratici consigli per usare al meglio le grandi piattaforme social di comunicazione e interazione. In questo caso, Twitter, Google+ e Instagram.

 

Buono e cattivo nei social mediaQuesta slide invece l’ho presa dall’intervento di Sergio De Luca di Confcommercio: perché i social media sono “buoni” e perché i social media sono “cattivi”, perché vanno usati e a cosa fare attenzione. Bella sintesi.

 

Customers remember experience, not your brand logoEd infine, questa slide, dall’utilissimo intervento di Giulio Ravizza di Twitter Italia: i clienti si ricorderanno dell’esperienza, di come li hai trattati, non del tuo logo.
Nel suo intervento, Giulio Ravizza ci ha portato un esempio pratico di come lui stesso nei giorni precedenti avesse interagito via Twitter con ATM Milano (per sapere se la linea della metro funzionava normalmente), con KLM (per sapere se il volo fosse regolare) e poi con Deliveroo (per farsi consegnare del cibo), e come tutte queste aziende avessero risposto prontamente e interagito fino a “chiudere” la domanda iniziale. Interessante case history.

Ci sono stati molti altri interventi e spunti interessanti: queste erano solo alcune slide catturate al volo con il cellulare. Se non conoscete il Social Media Marketing Day, date un’occhiata al loro sito. Io aspetto già quello dell’anno prossimo! 🙂

16 consigli per l’ottimizzazione SEO di un sito web

SEO - 16 consigli per l'ottimizzazione SEO di un sito webSEO è l’insieme di tutte le attività che servono a rendere un sito web meglio indicizzato dai motori di ricerca (in primo luogo Google) e di conseguenza più rintracciabile dagli utenti web.

Non è solo un’attività tecnica di modifica codice e non significa “cercare di fregare Google per apparire più in alto nei risultati” (decisamente Google ne sa più di noi in merito….).

E siccome è appunto un insieme di molte attività diverse, alcune sul codice delle pagine, altre sul contenuto delle pagine e sull’esperienza dei visitatori di un sito web, il tutto sembra molto complicato da descrivere e spiegare.

Per questo trovo l’infografica qui sotto (a cura di Dilate Digital) interessante, perché cerca di riassumere in 16 passi le cose da fare. Tra le principali (ma leggete tutta l’infografica!):

  • la cura da dedicare al layout del sito
  • il ruolo cruciale delle parole chiave (keyword)
  • l’attenzione a title e description delle pagine
  • l’ottimizzazione delle immagini
  • il ruolo dei social media e all’importanza della promozione del contenuto (content promotion) sul web e negli ambienti social.

E sempre ricordando che la SEO (o “il” SEO? Boh…) non è una scienza matematica precisa, ma sono indicazioni di buon senso e linee guida da seguire, e da contestualizzare nella propria realtà.

L’unica cosa che mi lascia perplesso è quel “steal competitor’s keywords” (ruba le keyword dei concorrenti): io direi “guarda alle keyword”, o “ispirati alle keyword”. Copiarle pari pari non mi sembra il consiglio migliore…

Infine, qui: https://ahrefs.com/blog/seo-tips/ una trattazione più ampia di ciascuno dei 100 punti trattati nell’infografica.

(clicca per ingrandire)
Infografica: 16 consigli per l'ottimizzazione SEO di un sito - a cura di Irfan Ahmad

Facebook: si fa così, non così!

consigli pagine facebook - infograficaMi sono imbattutto in rete in un’infografica di Vertical Response, che riassume i do’s and don’ts (quello che si deve fare e quello che non si deve fare) su Facebook: consigli pratici e operativi per usare al meglio Facebook e ottenere i risultati migliori.

Riassumo rapidamente i punti dell’infografica:

  • SIregola 80/20: 80% di post “sociali” e 20% di post promozionali
  • NO – post solo promozionali e commerciali (Facebook non è una bacheca pubblicitaria)
  • SIrispondere entro 1 ora o al massimo entro 24 ore a commenti, richieste e post degli utenti
  • NO – ignorare i commenti e i messaggi delle persone, sia che siano positivi, sia che siano negativi
  • SI – scrivere post brevi (meglio stare sotto gli 80 caratteri)
  • NO – scrivere post troppo lunghi
  • SI – aumentare il numero di fan in modo “organico” (con il lavoro e l’interazione di ogni giorno) e puntando all’engagement
  • NO – comprare pacchetti di fan o puntare solo alla quantità di fan e non alla qualità
  • SI – fare domande nei post e pubblicare contenuti avvincenti, interessanti
  • NO – pubblicare finti commenti
  • SI – pubblicare al massimo 1-2 post al giorno
  • NO – pubblicare troppo spesso: la prima ragione per la quale una persona smette di seguire una pagina su Facebook è perché la pagina pubblica troppo spesso

Interessante, vero? Naturalmente si tratta di mega-consigli generali e, come si dice sempre, ogni situazione va analizzata nel suo specifico e ogni strategia va studiata singolarmente.

Ma in generale, rimangono ottime indicazioni!

How to Compel & Not Repel Customers on Facebook
Courtesy of: VerticalResponse

 
 

Impariamo a utilizzare al meglio Twitter!

usare meglio twitter - infograficaNelle varie occasioni di formazione e di collaborazione con le aziende, vedo che spesso Twitter è ancora considerato ostico: non capisco a cosa serve, non so usarlo, non so cosa scrivere, non so come funziona, lo uso ma non ne ottengo niente…

Ecco, per imparare a usare meglio Twitter ci può venire in aiuto un’infografica pubblicata recentemente sul blog di Salesforce e che riporto qui sotto, dal titolo “Twitter Tips to Turn into a Twitter Pro“, ossia “Consigli Twitter per diventare un professionista di Twitter“.

Elenca decine di consigli e suggerimenti su come ottimizzare il proprio profilo e su come usare al meglio Twitter: ci sono una marea di spunti interessanti.
L’infografica è suddivisa in sezioni:

  • come ottimizzare il profilo Twitter
  • come scrivere i tweet
  • come aumentare l’engagement (coinvolgimento)
  • gli errori da evitare
  • come ottimizzare il flusso dei tweet
  • come migliorare la proprio presenza su Twitter
  • come sfruttare le opzioni di ricerca avanzata di Twitter

Estraggo alcuni dei suggerimenti citati nell’infografica, ma invito a leggerla tutta, perché davvero la trovo in grado di aiutare ad ottenere da più dal proprio Twitter:

  • mantieni i tweet intorno ai 100 caratteri per lasciare spazio a chi ritwitta di aggiungere qualcosa di suo
  • aggiungi un’immagine ai tweet per ottenere più retweet ed engagement (come su Facebook, del resto)
  • interagisci con gli altri utenti
  • usa gli hashtag, ma non abusarne
  • usa le analytics per vedere come stanno andando i tweet
  • usa Twitter con costanza
  • sfrutta la ricerca avanzata di Twitter per scoprire persone, temi e discussioni interessanti che altrimenti potrebbero sfuggirti

Insomma, un’ottima checklist di aspetti da tenere in considerazione.
Poi, certo, sono comunque macroconsigli generali che vanno adattati e personalizzati rispetto alla proprio specifica situazione, ma come linee guida generali al buon uso di Twitter trovo l’infografica fatta molto bene. E voi? Usate Twitter? Come vi trovate?

Clicca per ingrandire
Twitter Tips to Turn into a Twitter Pro
Via Salesforce

Ecco come fare una presentazione aziendale in Prezi

Ottimo esempio presentazione preziIn un recente post nel blog di Prezi, si parla di alcune presentazioni create con Prezi dalla Fondazione Clinton per presentare la loro attività, la loro storia, i loro risultati.

Trovo che queste presentazioni siano fatte molto bene e meritano di essere citate come ottimi esempi di come creare presentazioni aziendali in Prezi che siano belle da vedere ed efficaci. Inoltre aiutano a capire come sfruttare al meglio e senza eccessi le possibilità offerte da Prezi.

Purtroppo qui in wordpress.com non è possibile (al momento) embeddare direttamente le presentazioni Prezi. Tutte e 4 le presentazioni citate nell’articolo meritano di essere viste per la loro qualità, ma invito a vedere in particolare queste due (cliccare sulle immagini per andare alle rispettive presentazioni su prezi.com):

Clinton Presidential Center History and ImpactsClinton Presidential Center
History and Impacts
Clinton School of Public ServiceClinton School of Public Service

Provo ad analizzarle e a spiegare perché le ritengo ottimi esempi da cui prendere spunto per le proprie presentazioni:

schema grafico (template) unitario tra le varie presentazioni: il template con le immagini a riquadri nello sfondo ritorna nelle quattro presentazioni e costituisce un elemento (molto semplice!) di unitarietà. E se non c’è una foto, c’è il riquadro blu o grigio: semplice, elegante, leggero
attento lavoro di grafica e con le fotografie: come qualità (niente foto sgranate) e come inquadrature (delle foto, intendo), anche spezzate in più riquadri e ricomposte dall’inquadratura di Prezi, come ad es. lo step 7 o lo step 10 di Public Service (ma ce ne sono diversi altri)
sviluppo lineare delle presentazioni, niente rotazioni, uso molto attento e logico dello zoom per entrare nei dettagli di un tema o per focalizzare un testo (ma senza zoom inutili o di puro effetto “wow”), e uso delle animazioni fade-in per raccontare un tema un po’ alla volta e guidare il pubblico nello scoprire il racconto
unico font, bianco su sfondo colorato: anche questo semplice, minimalista ma efficace
spostamenti fra step successivi della presentazione generalmente brevi e senza grandi salti e voli (che rischierebbero di creare nausea nel pubblico!)
attenzione molto precisa alla costruzione delle inquadrature negli step Prezi: il contorno bianco intorno alle foto di sfondo per dare l’idea di essere dentro ad un concetto, ad un tema, ed invece un contorno spezzato per dire che il tema continua (es. step 12 di History and Impacts)
– passaggi (tipo step 8 -> step 9 in Public Service, oppure 12 -> 13 -> 14 in History and Impacts) con elementi che rimangono comuni alle inquadrature in successione a rappresentare anche visivamente continuità e collegamento tra i concetti presentati

Insomma, niente “effetti speciali e colori ultravivaci” (come recitava la famosa pubblicità) ma efficacia, eleganza e semplicità.
Consiglio decisamente a chiunque stia pensando a come creare con Prezi la presentazione della propria azienda, organizzazione o istituzione di studiarsi le presentazioni della Fondazione Clinton, perché sono davvero degli ottimi esempi cui ispirarsi.

Se poi serve una mano a creare la presentazione, contattatemi!

 

Come creare post perfetti per i diversi social

come scrivere post perfetto socialPunto di partenza: non esiste il post perfetto valido per tutti gli ambienti social (purtroppo? 🙄 ). Ogni social ha il suo stile, le sue consuetudini, il suo “glossario”.

Però è possibile individuare alcune linee guida generali, e dare qualche indicazione su come scrivere post efficaci nei principali canali social (LinkedIn, blog, YouTube, Facebook, Twitter, Pinterest, Google+, Instagram, Vine, Tumblr). E’ quello che fa la (enorme ma molto utile) infografica che riporto qui sotto, creata da MyCleverAgency.

Contiene molti suggerimenti interessanti. Ne estraggo, qui di seguito, uno per ciascun social (quello che mi pare più rilevante), lasciandovi il piacere di leggere l’intera infografica (vi assicuro che ne vale la pena):

  • Blog: attenzione al titolo del post e al primo paragrafo
  • Facebook: includere un’immagine, spingere ad un’azione inserendo un link nel post
  • Google+: usare gli hashtag, usare immagini grandi e taggare altri utenti
  • LinkedIn: inserire un link nei post e tenere i post brevi, utili e mirati
  • Twitter: usare i link shortener, non consumare tutti i 140 caratteri, usare bene gli hashtag
  • YouTube: titolo, descrizione e keyword sono i 3 elementi principali per l’ottimizzazione dei video caricati
  • Pinterest: le immagini senza volti umani ottengono più repin, e sono preferibili immagini a colori a quelle in bianco e nero (mah…)
  • Instagram: descrizioni e hashtag sono importanti e vanno aggiunti a ciascuna immagine
  • Tumblr: il template scelto è importante, così come seguire altri utenti e ribloggare i post di altri per creare un vero effetto rete

Infine, in fondo all’infografica, segnalo la tabella che cerca di definire, ancora una volta, giorni e orari migliori per la pubblicazione nei diversi ambienti social.

Post perfetto nei social media - My Clever Agency